Galleria Nazionale Ungherese – Budapest

Nelle terre italiane

Nelle terre ungheresi, varie iniziative erano in corso per creare uno stile artistico nazionale, mentre contemporaneamente i movimenti del neoclassicismo e del romanticismo stavano lentamente prendendo piede.

In parallelo con questi sviluppi, a iniziare dagli ultimi decenni del secolo XVIII, ma raggiungendo un picco nel primo quarto del XIX secolo, gli artisti in ltalia si occupavano della pittura di paesaggio creando le premesse tecniche e tematiche che avrebbero permesso a questo genere di rappresentare una disciplina indipendente per la pittura.

Il Grand Tour, come noto,  era il viaggio di studio nei principali centri della cultura italiana, per una tradizione che risale a secoli fa.

In precedenza era privilegio esclusivo dell’aristocrazia, ma successivamente i viaggi diventarono  diffusi e le opportunità furono colte non solo dai membri della borghesia, ma anche dagli artisti di tutte le parti d’Europa.

Una visita di studio in ltalia aggiungeva il tocco finale al completamento di un’educazione a 360 gradi nell’arte. L’attrattiva non era solo nella ricchezza del paese di opere classiche e rinascimentali, ma anche nella sua libertà artistica. I soggetti ripresi dagli artisti in visita erano influenzati dalle circostanze locali; oltre allo stile e all’eleganza innata degli italiani, le attrazioni principali erano la luce del sole del Mediterraneo e il paesaggio pittoresco completato dalle antiche rovine; in aggiunta al fatto che tutto questo poteva essere studiato all’aria aperta.

Inizialmente gli artisti registravano ciò che vedevano lì nei disegni o negli acquerelli, ma in seguito alcuni dipingevano addirittura direttamente ad olio.

Brundarte ha  visitato la Galleria e la nostra attenzione è stata attratta da alcune opere di artisti magiari dedicate al nostro Paese. Come detto innanzi il Grand Tour nelle città italiane nato alla fine del Settecento era divenuto ormai una moda nell’Ottocento che coinvolgeva oltre ai membri della nobiltà, anche artisti e borghesi, e questa piccola raccolta nel Museo Nazionale Ungherese è l’unica concessione ad altre nazioni proprio per l’importanza che l’Italia ha rivestito nella storia e che, tuttora, la porta a primeggiare nelle intenzioni di chi voglia visitare l’Europa.

Con questo spirito ci ha incuriosito vedere i costumi dell’epoca, il modo di rappresentare in alcune immagini momenti di vita in comune, gli usi filtrati attraverso l’ottica di chi non ci conosceva affatto.

Weber Henrik (Pest, 1818-1866). Donna Napoletana, 1840

Kovacs Mihaly (Abadszalok 1818 – Budapest 1892). Donna Italiana (1848-1851)

Gli artisti che viaggiavano in Italia sono sempre stati interessati a ritrarre le genti locali, le loro caratteristiche come nazione e i loro abiti. In aggiunta alla riproduzione etnografica, eseguita con scientifica verosimiglianza, molti dipinti sono  fortemente obiettivi mentre rimangono romantici nei toni e nel raffigurare la variopinta diversità dei tratti peculiari e dei costumi degli italiani locali. Il principale obiettivo era di catturare spettacolari, pittoreschi motivi per evocare la storia d’amore con l’atmosfera mediterranea. Mihaly Kovacs, che passò molto tempo in Italia dal 1840 come allievo di Karoly Marko il Vecchio, aveva in precedenza studiato a Vienna con Karl Rahl. Questo lavoro mostra l’influenza della disciplina accademica e il senso pieno della sua esperienza italiana.

Marastoni Jakab (Velence-Venice 1804 – Pest 1860). Donne Veneziane che trasportano l’acqua, 1845

Marko Karoly – Il Vecchio (Levoca 1793 – Villa L’Appeggi 1860). Panorama italiano con figure che danzano (Festa al tempo del raccolto, Tarantella) 1835

Il dipinto di Karoly Marko il Vecchio ci dà una interessante rappresentazione delle tendenze contraddittorie tipiche dei suoi tempi: nel suo quadro di grandi dimensioni ha seguito fedelmente le convenzioni del 17° secolo, dipingendo un paesaggio idillico, eroico, sulle orme dell’artista francese Claude Lorrain, con riferimenti ai classici. Allo stesso tempo era in stretta relazione anche con pittori Austriaci e Tedeschi esponenti della Scuola Romantica a Roma in quei giorni. Sebbene le pitture di Marcos sembrino apparentemente conformi alle composizioni tradizionali i suoi studi e i suoi schizzi rivelano anche quanto fosse preoccupato degli stessi problemi dei pittori tipici dei paesaggi sviluppati in Italia in quei tempi.
Si può ritenere che come i suoi contemporanei stranieri, facesse i suoi schizzi all’aria aperta per poi ritornare in studio a perfezionarli, perdendo però gli effetti spontanei ottenuti all’aperto.

Marko Karoly – il vecchio (Levoca 1793 – Villa L’Appeggi 1860). Panorama vicino Tivoli con raccoglitori d’uva, 1846

Karoly Marko il Vecchio per prima cosa andò a Roma nel 1832, dove si iscrisse subito ai locali circoli artistici guadagnandosi la reputazione di Maestro riconosciuto, che gli valse una quantità crescente di commissioni. Lavorò incessantemente e passò molto del suo tempo fuori a contatto con la natura, dove disegnò molti schizzi e collezionò idee. Di solito dipingeva secondo le richieste dei clienti, che generalmente specificavano quali figure dovevano essere comprese nella composizione e se essa dovesse avere un tema mitologico o biblico, o una più prosaica scena popolare italiana. Tutto ciò era subordinato, comunque, al proposito generale di Marko, che ricreava lo scenario.
È interessante notare che nella sua estesa corrispondenza, non ha mai identificato le sue opere in base alle scene dipinte, come fa la posterità, ma si è sempre riferito a loro solo come paesaggi: era un pittore paesaggista ed è molto probabile che ogni immagine delle sue opere fosse una parte reale della campagna. La sua attenzione ai dettagli non era intesa a idealizzare la terra ma, al contrario, era motivata dal suo desiderio di rappresentare la realtà nel modo più fedele possibile. La scena stessa diveniva semplicemente secondaria allo scenario in cui era ambientata.

Kerpel Lipot (Kismarton-Eisenstadt 1818 – Becs-Vienna 1880). Il Colosseo in Roma, 1846

Antal Ligeti (Nagykároly-Carei 1823 – Budapest 1890). L’isola di Capri

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